Secondo uno studio su 420 persone obese chi mangia dopo le 15 dimagrisce meno e più lentamente
MILANO - Se volete potenziare gli effetti della dieta che vi ha dato il medico, occhio all’orologio, perché è stato dimostrato che l’orario in cui mangiamo riveste un’importanza decisiva quando si tratta di buttar giù chili, allungando fra l’altro i tempi del dimagrimento e vanificando così settimane di rinunce. A scoprire il nesso fra ora di pranzo e capacità dimagrante è stato uno studio congiunto, condotto dai ricercatori del Brigham and Women Hospital della Tufts University e dell’Università di Murcia, in Spagna, e pubblicato sul Journal of Obesity, che ha evidenziato come consumare il cibo dopo un determinato orario (ovvero le 15) influisca in maniera negativa sul metabolismo umano, perché va a intaccare il ciclo circadiano dell’organismo: in pratica, a parità di apporto calorico e dispendio energetico, chi mangia dopo quell’ora (in genere a pranzo si tende a consumare il 40% del fabbisogno calorico giornaliero) dimagrisce meno di chi invece mangia regolarmente prima, come del resto si era già avuto modo di notare in una precedente ricerca sui topi di laboratorio (si era scoperto infatti che quelli alimentati nelle ore notturne ingrassavano di più di quelli che invece mangiavano durante il giorno).
MANGIATORI PRECOCI E TARDIVI - Per stabilire il nesso fra la tempistica dei pasti e una miglior capacità dimagrante i medici hanno monitorato 420 individui in sovrappeso (il 49,5% del campione era femminile), divisi in due gruppi (i mangiatori cosiddetti "precoci", ovvero che pranzavano in un qualunque momento prima delle 15, e quelli definiti "tardivi", che mangiavano dopo tale orario) e messi a dieta per 20 settimane: l’analisi dei risultati ha così evidenziato non solo una minor perdita di peso dei mangiatori tardivi rispetto a quelli precoci, ma anche dei tempi di dimagrimento considerevolmente più lunghi per i primi a differenza dei secondi. Insomma, mangiare dopo una certa ora fa perdere meno chili e fa impiegare pure di più. «Questo è il primo studio su larga scala che permette di dimostrare come l’orario dei pasti influenzi la perdita di peso - spiega il professor Frank Scheer della facoltà di Medicina di Harvard - e non a caso i nostri risultati evidenziano come chi mangia tardi ha un tasso di dimagrimento più lento e significativamente inferiore rispetto a chi mangia prima. Ecco perchè l’intervallo fra i pasti potrebbe essere un fattore importante in un programma dimagrante». FRAZIONARE LE CALORIE - Un concetto - questo dello stacco temporale fra colazione e pranzo non superiore alle 3/4 ore - che trova totalmente d'accordo il dottor Gianfranco Beltrami, docente della facoltà di Scienze Motorie al'Università di Parma, «perché frazionando le calorie su cinque pasti, i tre principali e due spuntini, si evitano i picchi ipoglicemici e si ingrassa meno, tanto che alle persone che mi dicono di non poter mai pranzare prima delle 15 consiglio sempre di fare uno spuntino sostanzioso alle 10.30 e di mangiare meno a pranzo, così da distribuire le calorie in modo più uniforme. Del resto, già precedenti studi avevano rilevato come, a parità di introito energetico, ci fossero sostanziali differenze nel dimagrimento a seconda che si mangi nella prima o nella seconda parte della giornata, perché nel primo caso il metabolismo è più elevato e si brucia di più, mentre nel secondo è più rallentato e quindi si tende ad aumentare di peso, quindi questa ricerca non è che la conferma di quanto già si sa, sebbene forse meriterebbe un maggior approfondimento, magari aumentando il gruppo di controllo». Oltre all’orario di assunzione dei pasti, i ricercatori hanno ovviamente tenuto conto anche di altri fattori che, in genere, giocano un ruolo fondamentale nella perdita di peso (come l’influenza degli ormoni leptina e grelina e la durata del sonno), senza tuttavia trovare sostanziali differenze fra i due gruppi esaminati. MECCANISMI DA INDAGARE - Ma proprio la mancanza di un meccanismo diretto che spieghi come la dilazione nel tempo del pranzo possa effettivamente incidere sul dimagrimento rappresenta forse il limite stesso della ricerca, fa notare il professor Andrea Ghiselli, ricercatore dell’INRAN (Istituto nazionale Ricerca Alimenti e Nutrizione). «Nello studio si evidenzia come chi pranza tardi tende anche a cenare tardi e quindi a saltare la colazione, o a farla in maniera inadeguata e meno abbondante di quanto dovrebbe, ed è risaputo quanto questo incida sul dimagrimento o sulla mancanza di esso. Ma non essendo stati registrati cambiamenti ormonali né variazioni nel consumo calorico fra i due gruppi in oggetto, sempre che questo sia davvero possibile, l’orario del pranzo può allora essere la spia di qualche altra cosa, che va quindi ricercata. Ecco perché, se anche i risultati di questo studio possono avere una valenza minima per le persone comuni, per gli studiosi devono essere invece la base da cui partire per approfondire tutti gli altri meccanismi legati alla perdita di peso». Simona Marchetti [Fonte: CorrieredellaSera.it - Salute/Nutrizione - 31 gennaio 2013]
|