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Il cancro? Come le piante ha bisogno di terreno fertile
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Con dieta e sport si può prevenire un tumore o tenere lontane le recidive: è il tema delle "Arance della Salute"

MILANO - Sabato 29 gennaio 2011 i volontari dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) tornano nelle piazze italiane per l’iniziativa "Arance della Salute": grazie al contributo della Regione siciliana, oltre 400mila reticelle da tre chili di arance rosse di Sicilia saranno offerte a fronte di un contributo di nove euro, per aiutare la ricerca a rendere il cancro sempre più curabile. «L’obiettivo della giornata è raccogliere quasi quattro milioni di euro - fanno sapere da Airc -. L’arancia rossa, particolarmente ricca di antociani, quei pigmenti naturali con straordinari poteri antiossidanti, è la regina della dieta. E in questa Giornata vogliamo attirare l’attenzione sull’importanza di una corretta alimentazione». È stato infatti ampiamente dimostrato che oltre il 30 per cento dei tumori nasce a tavola come conseguenza di cattive abitudini (abuso di alcolici, cibi grassi, fritti, carni rosse grigliate) e che una giusta dieta contribuisce invece a prevenire il cancro anche nei soggetti più a rischio. «Non solo - precisa Salvatore Panico del Dipartimento di medicina clinica e sperimentale dell’Università Federico II di Napoli -. Nutrirsi bene e fare regolarmente attività fisica hanno effetti positivi anche per i malati di cancro, che seguendo uno stile di vita corretto possono migliorare la propria prognosi e ridurre le probabilità di una ricaduta».

TERRENO FERTILE - La cellula cancerosa è come un seme che può germogliare solo se trova nel terreno la necessaria quantità di acqua e sali minerali: per svilupparsi la malattia ha bisogno di sostanze che ne stimolino la crescita (i fattori di crescita), di vasi sanguigni che le portino il nutrimento e che le nostre difese immunitarie siano deboli. I ricercatori hanno scoperto che le donne che hanno nel sangue livelli alti di ormoni sessuali maschili, di insulina e del fattore di crescita Igf-1 (sigla che sta per Insulin-like Growth Factor di tipo 1) hanno un rischio aumentato di carcinoma mammario. E se si sono già ammalate hanno più frequentemente recidive, perché l’abbondanza di questi fattori favorisce la moltiplicazione delle cellule tumorali. «È su questi aspetti che si è concentrato lo studio Diana - spiega Panico -. Siccome la composizione del nostro sangue, il nostro "terreno" dove potrebbero crescere eventuali tumori, può essere modificata dal cibo e dal nostro stile di vita, è ragionevole pensare che possiamo fare molto per ridurre il pericolo di ammalarci o, nel caso dei pazienti con una neoplasia, per aiutare le terapie ad avere successo».

IL PROGETTO DIANA 5 - Lo studio Diana, promosso dall’Istituto nazionale tumori e dall’Istituto europeo di oncologia di Milano (e attivo anche nei centri di Torino, Perugia, Napoli, Potenza e Palermo) è partito alla fine degli anni '90 e ad oggi ha coinvolto circa 50mila persone in Italia con lo scopo di rispondere a una precisa domanda: modificando le nostre abitudini alimentari possiamo rendere meno fertile il terreno per il cancro? «I primi risultati hanno detto di sì - prosegue Panico, fra i partecipanti al progetto -. La dieta era basata sulla riduzione degli zuccheri semplici, dei grassi e dei prodotti di origine animale e sull’aumento dei cereali non raffinati, dei legumi e delle verdure». Per questo ora, con il Diana 5, i ricercatori vogliono verificare da un lato quanto debba essere radicale il cambiamento e, dall’altro, se una dieta corretta abbinata alla ginnastica quotidiana serva anche a migliorare la prognosi di donne con un tumore del seno non metastatico. In Italia circa il 90 per cento dei carcinomi mammari viene oggi individuato allo stadio iniziale (grazie soprattutto alla diagnosi precoce) e al progetto possono aderire donne tra i 35 e i 70 anni, operate per un tumore della mammella negli ultimi cinque anni, che non abbiano avuto recidive, disponibili a sottoporsi agli esami periodici necessari e a modificare le proprie abitudini a tavola e il proprio stile di vita. A tutte verranno date le raccomandazioni (alimentari e sull’attività fisica) che la ricerca scientifica ha dimostrato utili per la prevenzione dei tumori e delle recidive, ma a un sottogruppo, scelto in base ai risultati di una serie di esami, verrà chiesto di partecipare a una fase più impegnativa: dovranno seguire corsi di cucina per modificare più radicalmente il modo di mangiare e partecipare a specifici corsi di ginnastica in modo continuativo.

Vera Martinella
(Fondazione Veronesi)

[Fonte: CorrieredellaSera.it - Salute/Sportello Cancro - 25 gennaio 2011]





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