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Frutti di bosco per mantenersi giovani e difendere il cuore
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More e mirtilli combattono i radicali liberi e sono ricchi di fibra

MILANO - I termini «polifenoli» o «antocianine», di cui sono ricchi i piccoli frutti ci sono oramai quasi familiari, perché sempre più spesso leggiamo di ricerche che ne confermano le proprietà salutari. E gli ipotizzati effetti protettivi vanno dal contrastare il declino delle funzioni cognitive legato all’invecchiamento, alla prevenzione dei tumori, dalla protezione della salute cardiovascolare, sino alla riduzione del rischio di malattie metaboliche. Ma, attenzione, perché se è vero che i piccoli frutti meritano un posto di riguardo nella sana alimentazione (anche perché, oltre ai polifenoli, contengono altre importanti sostanze come fibra alimentare,vitamina C, potassio), è però anche vero che prima di pensare che ne basti una coppetta per ottenere tutti i citati benefici bisogna ricordare che buona parte degli studi su questi alimenti (e sul loro contenuto di polifenoli) è stata condotta su animali, talvolta usando quantità di estratti di mirtilli e di altri piccoli frutti impossibili da raggiungere con le abituali porzioni di consumo.

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Allora, che "peso" dare a queste notizie e soprattutto ai "meriti" dei polifenoli? «I frutti di bosco — chiarisce Daniele Del Rio, ricercatore e docente di Alimentazione e nutrizione umana all’Università di Parma e coautore di una recente revisione su questo argomento, pubblicata sul British Journal of Nutrition — contengono tanti e diversi composti polifenolici. Non solo flavonoidi, ma anche acidi fenolici, più piccoli e come tali probabilmente più facili da assorbire per il nostro organismo. Gli studi più recenti dimostrano che i polifenoli, una volta ingeriti, ad esempio con una porzione di mirtilli, subiscono molte modifiche all’interno del tratto digerente e altre ancora ne subiscono dopo essere stati assorbiti. Le nuove molecole che si formano, durante questo processo, sono quelle che poi entrano in contatto con le cellule dei tessuti, esercitando azioni che appaiono, via via che la ricerca si affina, più interessanti. Oltre ad avere attività antiossidanti (e cioè a proteggerci dai radicali liberi), alcune di queste sostanze riducono l’infiammazione, altre possono migliorare l’elasticità dei vasi sanguigni o ridurre i danni che la glicemia alta (magari dopo un pasto abbondante) può provocare a vari livelli».

«Tuttavia, — prosegue Del Rio — per capire se questi composti sono davvero capaci di prevenire in maniera consistente le patologie croniche o di migliorare significativamente la performance cognitiva (e in che dose manifestano appieno la loro azione) ci vorrà tempo, anche perché parte della ricerca è stata condotta senza considerare l’azione dell’apparato digerente sulla struttura chimica di questi composti». Tornando al contenuto in polifenoli che comunque già d’ora può essere considerato un pregio, c’è differenza fra i frutti di bosco selvatici e quelli che normalmente acquistiamo al supermercato? «In generale — risponde Daniele Del Rio — i frutti di bosco selvatici crescono con quantitativi d’acqua molto inferiori rispetto al più standardizzato parente di serra: ciò fa sì che i polifenoli in questi ultimi risultino un po’ più diluiti. Ed è per lo stesso motivo che i frutti di bosco davvero "di bosco" sono più saporiti: le molecole che ne definiscono il gusto sono più concentrate. Ma questo non significa che anche i mirtilli di serra non costituiscano un’ottima fonte di polifenoli e di fibra».

Carla Favaro

[Fonte: CorrieredellaSera.it - Salute/Nutrizione - 24 luglio 2011]





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