In pillole o a cucchiaiate, l’olio di fegato di merluzzo si conferma un alleato prezioso contro i disturbi cardiovascolari. Una nuova ricerca, pubblicata dall’European Heart Journal, ha portato gli inidizi dalla tavola al laboratorio. Risultato: mangiare almeno una volta la settimana pesce grasso, come ad esempio il salmone, protegge gli uomini dall’infarto.
Omega3 a tavola: ecco otto ricette che fanno bene al cuore La ricerca - Gli scienziati hanno monitorato la dieta di circa 40 mila svedesi tra i 45 e i 79 anni per sei anni, dal 1998 al 2004 e hanno seguito la loro storia medica attraverso le cartelle cliniche: i risultati di questa osservazione hanno dimostrato che i soggetti il cui regime alimentare prevedeva aringhe, sgombro, salmone o altri pesci grassi almeno una volta la settimana avevano il 12% di probabilità in meno di essere vittima di un infarto. A questi numeri bisogna inoltre aggiungere i dati relativi al consumo di acidi grassi marini omega 3: 0,36 grammi al giorno di olio di fegato di merluzzo e il 33% di rischio in meno di sviluppare disturbi cardiocircolatori.
In medio stat virtus - Caso curioso, un consumo eccessivo non comporta maggiore protezione. Gli individui che hanno preso parte allo studio sono stati infatti suddivisi in cinque gruppi: ad avere i risultati migliori è stato il gruppo di mezzo, mentre i soggetti che abusavano di omega 3 hanno riportato le stesse medie di quelli che invece non ne consumavano affatto.
Gli obiettivi degli studiosi - “Precedenti ricerche avevano dimostrato che gli acidi grassi omega 3 aiutano a combattere i fattori di rischio che possono condurre all’insorgenza di una patologia cardiovascolare: abbassano i livelli di trigliceridi nel sangue, riducono la pressione sanguigna, la tachicardia” spiega la coordinatrice dello studio, Emily Levitan. “Alla luce di queste informazioni, è possibile spiegare l’associazione tra il ridotto rischio di infarto e il pesce grasso rintracciata dalla nostra ricerca. Prossimo obiettivo sarà quello di testare i risultati ottenuti anche sulla popolazione di sesso femminile”. |