Uno studio suggerisce che bere succo di frutta a colazione potrebbe aumentare il rischio di sviluppare alcune forme di cancro
Ormai da anni sentiamo dire che assumere alimenti vegetali – in questo caso frutta – è un modo per prevenire le malattie, anche gravi come il cancro. Un nuovo studio australiano però, oggi, suggerisce che l’abitudine di bere un succo di frutta a colazione forse non è così benefica come si credeva. Dopo un primo momento di confusione, leggendo i risultati dello studio, tuttavia si scopre il perché.
La ricerca in questione è stata pubblicata sul Journal of American Dietetic Association, e mostra come l’assumere succhi di frutta confezionati possa far aumentare il rischio di sviluppare alcune forme di cancro – come per esempio quello all’intestino. Ma, è proprio nel termine “confezionato” che si scopre a cosa si riferivano i ricercatori: sono i succhi di frutta di produzione industriale a essere stati messi in discussione. Questi, secondo gli scienziati, a causa del processo di produzione sarebbero privi di fibra e delle proprietà benefiche della frutta e, per contro, ricchi di zuccheri – che non sarebbero molto salubri.
I ricercatori australiani dell’Università di Perth hanno studiato per 2 anni più di 2.200 adulti, i quali durante questo periodo, hanno dovuto compilare un questionario riguardante le loro abitudini alimentari. Alla fine del periodo di osservazione, gli scienziati hanno analizzato i dati raccolti e valutato lo stato di salute dei soggetti partecipanti allo studio. Dalle informazioni raccolte si è scoperto che mentre coloro che mangiavano frutta e verdura “classiche”, si vedevano ridurre il rischio di cancro – confermando quanto detto all’inizio. Quelli che invece erano soliti bere succo di frutta confezionato avevano un rischio più elevato di cancro, rispetto a quando lo studio è iniziato, due anni prima. In sostanza, non ci sbagliavamo quando ritenevamo che assumere vegetali facesse bene e contribuisse a ridurre il rischio di tumori. Quanto ai succhi di frutta confezionati: be’, ora sappiamo che forse non è la scelta migliore. Attendiamo tuttavia ulteriori conferme a seguito di studi più approfonditi. [lm&sdp] [Fonte: LaStampa.it|Benessere - 27/09/2011]
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