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Tutto il buono dei piatti «delle feste» in compagnia
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La convivialità aiuta a nutrirsi più correttamente

MILANO - Se si parla di pranzo della domenica, o «delle feste», vengono subito in mente piatti gustosi e il piacere di stare in compagnia. I menu ricchi possono anche andar bene una volta ogni tanto, ma sarebbe almeno bene sapere che cosa si porta in tavola, sia per non esagerare, sia per non fare «accoppiate» sbagliate abbinando piatti già ricchi di proteine, grassi o carboidrati con altri con le stesse caratteristiche.

La ricetta della salute: Tacchino ripieno di mele

Per esempio, dato che un arrosto farcito con contorno di patate, o un bollito misto con purea apportano da soli circa il 55-60% dei grassi mediamente previsti per l’intera giornata e più dell’80% delle calorie che dovremmo in media introdurre con un pasto, per chi intende aggiungervi anche altre portate, è consigliabile fare scelte leggere. Magari un antipasto di verdure grigliate, invece che dei salumi, e una macedonia invece di un dolce. Oppure, in alternativa ci si può servire di porzioni piccole.

Ma se metà del piacere dei pranzi festivi è dato dai piatti, l’altra metà è data dalla convivialità. Che fa bene al corpo oltre che allo spirito. Dalla letteratura scientifica emerge infatti sempre più l’importanza, soprattutto per bambini e adolescenti, di condividere i pasti con la famiglia. In una recente meta analisi pubblicata da Pediatrics, i ricercatori della Università di Urbana-Illinois (USA), dopo aver analizzato 17 studi relativi a più di 180.000 individui (dai 3 ai 17 anni), sono giunti alla conclusione che la frequenza dei pasti in famiglia è significativamente associata con la salute nutrizionale. Chi consuma almeno tre pasti settimanali in famiglia ha il 12% in meno di probabilità di essere sovrappeso e il 20% di probabilità in meno di mangiare cibi non salutari, mentre chi consuma almeno 5 pasti in famiglia a settimana ha il 35% di probabilità in meno di soffrire di un disturbo dell'alimentazione.

Ma si tratta di studi condotti in Paesi diversi dal nostro, e in Italia? «In uno studio multicentrico internazionale, Health Behaviour in School-aged Children, condotto anche in Veneto su più di 6500 adolescenti— risponde Chiara Verzeletti, psicologa, dottore di ricerca all’Università di Padova — abbiamo visto che la frequenza dei pasti in famiglia è associata con abitudini alimentari più salutari, in particolare a un maggior consumo di frutta e verdura. Dallo studio è emerso anche che è fondamentale proporre ai ragazzi regole adeguate all’età, non troppo permissive, ma neppure troppo severe».

Carla Favaro

[Fonte: CorrieredellaSera.it - Salute/Nutrizione - 21 novembre 2011]





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