Mangiare 100 grammi in più di carne rossa al giorno aumenta del 17% il rischio di sviluppare il tumore all'intestino, mentre consumare la stessa quantità di carni lavorate fa salire la percentuale di rischio al 36%
A sostenerlo è il Continuous Update Project (CUP), il più grande studio mai condotto sull'argomento, parte di un progetto più ampio realizzato dal Word Cancer Research Fund (WCRF) in collaborazione con l'American Institute for Cancer Research’s (AICR). Il CUP conferma i rischi per l'intestino legati al consumo di carni rosse e lavorate e rinforza l'ipotesi, da tempo sostenuta dagli studiosi, che una dieta a base di fibre sia protettiva contro lo stesso tipo di tumore. Le carni lavorate, spiegano gli studiosi, sono quelle il cui processo di produzione prevede di affumicare, salare o aggiungere conservanti per il mantenimento a lungo termine dell'alimento: tutti gli insaccati, alcuni tipi di salsicce e i wurstel rientrano in questa categoria. “Il messaggio che emerge dalla relazione - spiega Alan Jackson dell’University of Southampton (Regno Unito), che ha guidato il CUP - è che la carne rossa e gli alimenti trasformati a base di carne aumentano il rischio di cancro all'intestino. Per questo tutti coloro che vogliono ridurre il rischio di contrarre la patologia dovrebbero prendere in considerazione l'ipotesi di ridurne le quantità”. Il World Cancer Research Fund raccomanda un limite di consumo di carne rossa pari a 500 grammi di carne rossa cotta a settimana (pari a circa 700-750 grammi di carne cruda), equivalente a 5 o 6 porzioni medie, e di evitare il più possibile l'assunzione di carni lavorate. di m.c. [Fonte: IlSole24ore.com - Salute24 - 24 maggio 2011]
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